Nell’ambito lavorativo delle imprese di pulizia rientra una vasta gamma di attività:
- la pulizia, che indica la rimozione di polveri, materiale indesiderato e sporcizia da superfici, oggetti, ambienti confinati e aree di pertinenza;
- la disinfezione, che comprende tutti quei procedimenti volti a rendere sani ambienti confinati e aree di pertinenza mediante la distruzione o l’inattivazione di organismi patogeni;
- la disinfestazione, che consiste nella distruzione di piccoli animali, soprattutto artropodi, parassiti, vettori o riserve di agenti infettivi o molesti, o di specie vegetali non desiderate;
- la derattizzazione, che riguarda la distruzione o la riduzione del numero dei ratti o dei topi.
L’insieme di tutte queste operazioni, volte a rendere sani gli ambienti in cui si opera, è definito come sanificazione, che prevede anche il controllo e il miglioramento delle condizioni di microclima (temperatura, umidità, ventilazione, illuminazione e rumore).
Le attività di pulizia sono classificate in base al codice commerciale Ateco come “Pulizia generale (non specializzata) di edifici” (Ateco 81.21) oppure “Attività di pulizia specializzata di edifici e di impianti e macchinari industriali” (Ateco 81.22) a sua volta ulteriormente dettagliata in “Attività di sterilizzazione di attrezzature medico sanitarie” e “altre attività di pulizia specializzata di edifici e di impianti e macchinari industriali”.
La sicurezza per le imprese di pulizia
L’analisi del rischio nelle attività del settore pulizie deve tener conto sia dei processi lavorativi che degli ambienti di lavoro specifici e delle attrezzature utilizzate.
Considerata la grande eterogeneità dei luoghi in cui le imprese di pulizia intervengono, la valutazione andrà fatta in modo estremamente scrupoloso e puntuale, coinvolgendo anche i proprietari degli edifici, al fine di compilare un’analisi congiunta in cui vengano evidenziati eventuali rischi e le relative misure di prevenzione e protezione.
Ecco le principali tipologie di rischio cui vanno incontro gli operatori del settore pulizie:
- l’uso di spazzoloni, secchi e scale può causare movimenti scorretti o ripetuti, incidendo sul rischio di possibili lesioni di tipo muscolo-scheletrico o di contusioni dovute a cadute;
- l’utilizzo di particolari macchinari per la pulizia (quali gli aspirapolveri, le idro-pulitrici o le lucidatrici) comporta il rischio di elettrocuzione, di esposizione a sorgenti rumorose, vibrazioni o ustioni da vapore;
- esistono poi rischi specifici legati a contesti peculiari, come le pulizia in quota di vetri e finestre o la pulizia di camini, fornaci, fumarie, inceneritori ecc.;
- infine, il rischio chimico provocato dall’impiego di prodotti per la pulizia e disinfezione potenzialmente tossici, corrosivi o infiammabili.
Da recenti statistiche pubblicate dall’INAIL su dati del 2013 si evince che la maggior parte di infortuni sul lavoro è rappresentata da contusioni (40%), cui fanno seguito lussazioni e distorsioni (30%) e fratture (14%). L’attività svolta dalle imprese di pulizia costituisce comunque un settore a rischio alto, con un frequente numero di incidenti.
Alcune delle possibili misure di prevenzione e protezione da applicare sono le seguenti:
- formare e addestrare gli operatori a un corretto utilizzo dell’attrezzatura;
- mantenere le scale in buono stato di conservazione; utilizzare una scala adatta alle lavorazioni da svolgere, posizionandola, secondo le indicazioni riportate nel manuale d’uso, su una superficie regolare, non scivolosa e stabile; evitare di salire o scendere dalle scale portando materiali ingombranti che non consentano una corretta visuale;
- durante lo svolgimento di attività di pulizia di superfici poste a un’altezza superiore alle spalle, utilizzare attrezzature munite di manico estendibile;
- rimuovere eventuali ostacoli presenti sui pavimenti e nelle vie di passaggio;
- verificare che gli ambienti di lavoro siano ben illuminati;
- evitare la presenza di tappeti lungo le vie di passaggio;
- far indossare ai lavoratori scarpe con suola antiscivolo.