Il settore sanitario comprende l’insieme di attività, strutture e servizi destinati alla promozione della cura e del mantenimento della salute degli individui. L’erogazione dei servizi socio-sanitari si manifesta in diverse modalità: mediante prestazioni sanitarie a rilevanza sociale erogate dalle ASL, prestazioni sociali a rilevanza sanitaria di competenza dei Comuni e prestazioni sociosanitarie a elevata integrazione sanitaria.
Gli operatori della sanità
Le professioni sanitarie possono essere distinte in mediche e non-mediche.
L’offerta dei servizi avviene nell’ambito di varie strutture pubbliche e private, come ospedali, ASL, case di cura e strutture sanitarie non ospedaliere, ad esempio ambulatori o laboratori.
Le figure professionali altamente specializzate che svolgono attività di prevenzione, diagnosi, assistenza, cura e riabilitazione sono il medico, il dentista, il farmacista, il medico veterinario e lo psicologo. Tra le professioni sanitarie assistenziali rientrano poi l’infermiere, l’infermiere pediatrico e l’ostetrico, tra quelle riabilitative il podologo, il fisioterapista, il logopedista, l’ortottista e molti altri profili; all’interno delle professioni sanitarie tecniche si possono enumerare il tecnico audiometrista, il tecnico radiologo, ortopedico, l’igienista dentale e il dietista.
La sicurezza nel settore sanitario
Per quanto riguarda la sicurezza e la salute all’interno delle strutture di ricovero e cura, sia pubbliche che private, gli ambienti devono risultare conformi ai requisiti definiti nel capo I del Titolo II del Testo Unico sulla Sicurezza.
Le strutture sanitarie sono ambienti molto eterogenei, e proprio per questo includono una grande casistica in termini di rischio: ciascuna tipologia di pericolo andrà quindi valutata analizzando le caratteristiche degli ambienti di lavoro, al fine di elaborare in modo completo il Documento di Valutazione dei Rischi.
Tra le principali forme di rischio, si segnalano in particolare le seguenti.
- Il rischio incendio, molto rilevante data la complessità dell’ambiente di lavoro e la presenza di degenti anche non autosufficienti, per i quali è necessario adottare specifiche procedure durante le fasi di evacuazione; vanno valutate, per la prevenzione, tutte le possibili sorgenti di innesco (come i reagenti chimici infiammabili, i materiali che possono prendere fuoco e tutta la strumentazione elettrica).
- Molte attrezzature rappresentano una fonte di rischio poiché, ad esempio, emettono radiazioni ionizzanti (come gli apparecchi utilizzati per la radiografia e la radioterapia) o campi elettromagnetici (come nel caso delle risonanze).
- Come è facile immaginare, particolarmente accentuato è il rischio biologico cui sono sottoposti tanto gli operatori sanitari quanto i degenti, a causa della forte presenza di batteri.
- Allo stesso modo, il rischio chimico è legato alla presenza di sostanze di laboratorio, come i farmaci e i reagenti pericolosi, che devono essere manipolati e smaltiti seguendo determinate procedure.
- Il personale infermieristico è particolarmente soggetto al rischio di movimentazione manuale dei carichi durante la loro attività di assistenza e sollevamento dei degenti.
- Infine, il fenomeno del burnout, tipico del lavoro assistenziale.
Che cosa si intende per burnout?
Con questo termine si indica, a livello patologico, l’esito di un processo stressogeno particolarmente diffuso tra chi svolge per mestiere attività di aiuto e assistenza, che implicano l’instaurazione di forti relazioni interpersonali. Questa forma di disagio psicofisico è stata riscontrata in prevalenza fra i professionisti di ambiti sanitari e sociali, come i medici, gli psicologi, gli assistenti sociali, gli infermieri, i fisioterapeuti e molti altri.
I soggetti che vi cadono iniziano a sviluppare progressivamente un forte esaurimento emotivo e una logoramento interiore dovuto alla mancanza di energie e motivazioni, cui si aggiunge l’incapacità di smaltire lo stress accumulato: può capitare che il lavoratore assuma su di sé in modo eccessivo le problematiche del paziente o dell’assistito, non riuscendo più a scindere la sua vita dalla propria. La fuga dall’ambiente lavorativo, il crollo dell’entusiasmo e dell’interesse per quello che si fa, il senso di frustrazione e insoddisfazione possono portare il soggetto all’apatia e alla depressione, con il rischio, nei casi più gravi, di suicidio.
Le principali cause del burnout sono riconducibili, tra gli altri fattori, al sovraccarico di lavoro, alla maturazione di un senso di impotenza, alla mancanza di controllo sulle risorse necessarie per svolgere il lavoro, agli inadeguati riconoscimenti per quanto svolto, al crollo del senso di appartenenza alla comunità lavorativa, all’identificazione personale con la malattia che si sta fronteggiando nel contesto professionale.
E’ evidente, quindi, che il rischio derivato dallo stress da lavoro vada analizzato e valutato con dovizia di particolari: gli operatori del settore sanitario dovranno essere a conoscenza anche di tutti i possibili effetti collaterali che la professione può innescare nella loro quotidianità.